01.03.2024
Serbatoi d’acqua antichi ad Albano: il futuro dei Cisternoni ai Castelli RomaniLe antiche cisterne note come "cisternoni", presso i Castelli Romani, riconosciute per la loro storica funzione di serbatoi d'acqua, sono destinate a rivivere grazie a un progetto di restauro e valorizzazione. Con un finanziamento pubblico che supera i 615mila euro, si prevede di integrarle in un circuito museale esteso, con la conclusione dei lavori prevista entro il 2026.
Fino ad ora, la fruizione di questi serbatoi è stata limitata a visite occasionali organizzate dal comune o dall'Ente Parco dei Castelli Romani, non comparabili all'attrazione internazionale che rappresentano strutture simili in altre località, come le famose cisterne di Istanbul. Questi serbatoi sotterranei, situati ad Albano Laziale, un tempo rifornivano d'acqua la II Legione Partica sotto l'imperatore Settimio Severo, e si trovano tra le vie Aurelio Saffi e San Francesco D'Assisi, presso il quartiere San Paolo.
Il piano triennale 2024-2026, annunciato dalla maggioranza di centro-sinistra guidata dal sindaco PD Massimiliano Borelli, include il "Ripristino funzionale e valorizzazione delle cisterne romane e del circuito museale", evidenziando l'intenzione di restituire alle cisterne la loro funzione originaria e di promuovere il patrimonio culturale.
Secondo informazioni non ufficiali, l'azienda municipalizzata dell'acqua di Roma, Acea, avrebbe proposto al comune di Albano Laziale un accordo per mantenere i serbatoi pieni, con un costo annuo di circa 40mila euro.
La comunità di Albano Laziale accoglie con favore la prospettiva di riattivare le cisterne, parte di un progetto più ampio che comprende anche la trasformazione della ex serra di villa Doria in un orto sociale finanziato dal PNRR, come annunciato dall'amministrazione comunale.
Le cisterne, costruite dagli architetti della II Legione Partica, hanno una capacità di circa 10.000 metri cubi d'acqua, grazie anche alle condotte di epoca romana che si alimentano dalle sorgenti del Lago di Albano. La struttura, divisa in cinque navate e sostenuta da trentasei pilastri, è un esempio straordinario di ingegneria romana, con le sue imponenti dimensioni e l'integrità funzionale mantenuta fino ad oggi.
Questo recupero non solo preserva un elemento chiave della storia e dell'architettura romana, ma contribuisce anche a rafforzare l'identità culturale e turistica della regione dei Castelli Romani, riscoprendo le radici storiche della Legio II Parthica e il suo ruolo nell'ascesa di Eliogabalo al trono imperiale.